PG
Zacknarrato
- parlato -
"scritto"
pensato
- parlato da altri -
Mi svegliai di soprassalto, gocce di sudore freddo mi segnavano la fronte e la pelle del petto. Mi misi a sedere sul bordo del letto, dalla finestra si potevano ancora vedere le stelle ma un bagliore giallastro stava salendo sulla linea dell'orizzonte segno che ormai l'alba si stava avvicinando. Cercai di fare un paio di respiri profondi per calmare i nervi. Sentii una fitta alla spalla destra e dovetti serrare i denti per un attimo, portai la mano verso la spalla per controllare la fasciatura, ma a prima vista era tutto a posto. La ferita si stava rimarginando, anche se senza l'assistenza dei maghi ci voleva molto più tempo del solito. Ormai stavo cominciando a conviverci, da più di un mese la guerra era finita e l'esercito dell'Accademia era ritornato a Makrat, e tutti faticavano a riprendere la vecchia vita, ma in fondo questa era la guerra, solo che non tutti se ne rendevano conto.
Afferrai una camicia di cotone che era buttata sul fondo del letto e la infilai sapendo che non sarei riuscito a riaddormentarmi. Mi alzai dal letto, mi infilai i soliti pantaloni scuri e con qualche difficoltà indossai anche il giacco di maglia che portavo sempre addosso anche se non avevo allenamenti in programma. Infilai sopra a tutto una casacca dello stesso colore dei pantaloni e mi allacciai alla vita il cinturone con i foderi delle armi. Feci qualche passo verso un armadio dall'aspetto logoro e aprii le ante svelando una pila di vestiti piegati, i pezzi di una corazza in cuoio e una lunga serie di armi di vario genere. Presi dei pugnali da lancio e li infilai negli appositamente creati, prima di infilare l'aultimo pugnale al suo posto passai un dito sul filo della lama per controllare che non fosse rovinato da qualche ammaccatura o da qualche segno di ruggine. Una volta soddisfatto del risultato infilai nella piccola fessura all'interno della cintura. Passai la mano sulle protezioni per gli avambracci in cuoio, prima di soppesarle in mano e allacciarle poco sopra il polso. Quasi meccanicamente andai a cercare l'elsa delle mie vere compagne di battaglia. Presi la prima spada, una lama corta e abbastanza larga con il filo su un solo lato e una guardia ridotta a forma di ali a membrana, l'elsa aveva la forma di una testa di drago. Ruotai la spada per un paio di volte nella mano prima di infilarla nel fodero agganciato alla cintura all'altezza della schiena. Passai all'arma successiva, una spada corta, la lama leggermente piu lunga della precedente di una sfumatura di grigio molto vicino al bianco, col filo su entrambi i lati e una guardia ampia e un elsa foderata in pelle nera. Dopo averla soppesata nella mano la rimisi nel fodero, al mio fianco sinistro. Passai poi all'ultima delle armi che portavo sempre con me, una spada lunga dritta con una lama a doppio filo di una sfumatura bianco-argento, la guardia elaborata simile a due artigli con al centro una figura simile a un teschio stilizzato, un elsa foderata di pelle nera e un pomolo squadrato. Era da anni che utilizzavo quell'arma e avevo riposto in quel pezzo d'acciaio tutto ciò che poteva salvarmi la vita. Feci ruotare un paio di volte la lama ascoltando il sibilo della lama che fendeva l'aria, mi fermai in guardia come a minacciare un ipotetico avversario davanti a me, ogni muscolo era teso e all'erta, mi rilassai e rinfoderai l'arma sul fianco sinistro.
Uscii dalla mia stanza richiudendo la porta alle mie spalle e mi mossi meccanicamente verso l'atrio d'ingresso dell'accademia. L'enorme edificio era pressochè deserto almeno a quell'ora, erano pochi gli allievi che avevano la volontà di affrontare una dura giornata di allenamenti fin dalle prime luci dell'alba, ed erano pochi i maestri che si scomodavano a far cambiare la situazione. Passai davanti a una delle grandi bacheche disposte su una parete dell'atrio, di solito i maestri affigevano li gli avvisi per i propri allievi. In quel momento era vuota, salvo qualche foglietto scarabocchiato sparso qua e la. La mia attenzione fu attirata da uno di questi. Riconobbi la calligrafia aggraziata di Layla, poche righe e una firma che mi davano appuntamento alle stalle dei draghi nel pomeriggio. Girovagai per i corridoi dell'accademia aspettando che venisse aperta la mensa per la colazione. Vagai senza una meta precisa, immerso nei miei pensieri tanto da ritrovarmi di fronte alla statua che commemorava una delle tante vittime della guerra che aveamo appena combattuto senza nemmeno accorgermene.
La statua raffigurava Edward, un cavaliere di draghi, a quanto si diceva uno dei migliori. Prima della guerra lo avevo incontrato solo poche volte, ma fin da subito mi aveva suscitato un sentimento di timore reverenziale, ogni cosa del suo aspetto indicava al sua forza.
Tra tutti, proprio tu dovevi sparire, idiota. Adesso chi cavolo riuscirà a tirare su Lay, me lo vuoi spiegare? Che diavolo adesso mi metto pure a insultare un pezzo di pietraEra vero, prima della guerra praticamente non conoscevo quel cavaliere, ma durante la marcia verso la Grande Terra era diventato praticamente il mio maestro. Avevo iniziato il mio cammino per diventare a tutti gli effetti un Cavaliere e come tradizione un aspirante cavaliere doveva avere come mentore un Cavaliere esperto. Layla non era vista di buon occhio dai pezzi grossi dell'accademia e la guerra aveva lasciato sguarnita l'accademia dai possibili maestri, Edward era quindi l'unico rimasto che potesse addestrarmi.
Guardai in alto attraverso l'ampia apertura nel tetto lasciata per illuminare uno dei tanti giardini interni dell'accademia, che ora era diventato una sorta di memoriale, il cielo aveva assunto una tinta simile al turchese senz apiù stelle.
Mi guardai attorno per orientarmi, una volta capito dove mi trovassi imboccai il corridoio che mi avrebbe portato direttamente alla mensa. Avanzai ancora assorto nei miei pensieri, pensando anche al mio drago. Eravamo tornati in momenti diversi, io ero tornato a cavallo, insieme al resto delle truppe, la mia bestiola invece era rimasta nelle retrovie per tutto il tempo e al primo segnale di cedimento del campo era stata rimandata al sicuro nelle stalle dell'Accademia. Andavo a trovarla spesso, anche se non mi era concesso di cavalcarla, entrambi avevamo ancora parecchio da imparare, ma non avevamo nessuno che ci insegnasse, almeno fino a quel giorno.
Attraversai la porta della mensa senza pensare e mi imbattei, o per meglio dire sbattei, contro Hisha.
- Ciao - mi disse quasi con un sussurro. Era da un mese che non ci vedavamo, o meglio era da un mese che cercavamo di evitarci per non affrontare ferite che nessun mago o medico avrebbe potuto guarire. Durante la guerra ci eravamo incrociati poche volte, io ero impegnato con gli allenamenti con Masamune, lei aveva le nuove reclute da preparare. Anche durante lo scontro eravamo in zone diverse, io assegnato alla cavalleria e lei alla prima linea e una decina di plotoni era disposto tra me e lei. Sapevo di non dovermi preoccupare per lei, ci eravamo promessi di tornare sempre l'uno dall'altra, ma sapevo di doverle guardare le spalle e quello non ero riuscito a farlo, probabilmente la cosa valeva anche per lei.
- Come stai? - chiesi quasi istintivamente. Era una domanda idiota, ma era anche l'unica cosa che in quel momento riuscissi a dire.
- Oggi ho un paio di allievi... Se vuoi passare a vedere come se la passano farò l'allenamento sulle armature... - rispose dopo essersi passata una mano sul viso. Sorrise senza poter nascondere un briciolo di timidezza.
- Mi ricordo la tua prima volta. Sei stato davvero resistente, più di quanto pensassi. -Risposi al suo sorriso. - Sì, è vero. Se ho tempo magari vedo di passare. Sai, dovrei tornare ad allenarmi... anche se non so con chi dato che Edward...-[/color] non sapevo come terminare la frase. Per l'accademia era morto quel giorno durante la battaglia, ma Layla e Hisha non volevano arrendersi, sapevo che in fondo speravano di vederlo atterrare nell'arena grande dell'accademia in groppa al suo drago, probabilmente era proprio questo che le faceva andare avanti, Layla in particolare.
-... non è ancora tornato.- disse concludendo la mia frase
-Beh, io vado allora.-mi spostai per lasciarla passare, volevo fermarla, volevo parlarle, stare con lei, allungai la mano per fermarle il braccio ma non conclusi l'azione.
La guardai andare via e restai a fissarla finche non svoltò l'angolo imboccando un corridoio. Andai a fare colazoine che consumai da solo a un tavolo isolato senza nemmeno accorgermi di ciò che ingurgitavo. Il resto della mattinata e il pranzo passò piu o meno nello stesso modo. Approfittai della mattinata per consultare qualche libro nella grande biblioteca dell'Accademia. Stavo cercando un incantesimo particolare, che mi proteggesse dal soffio del mio drago. Edward si era riproposto di farmene avere uno, ma con la sua scomparsa questo dettaglio era passato inosservato.
Subito dopo pranzo imboccai l'uscita del palazzo che dava sulle stalle. Al contrario delle normali stalle per cavalli che si potevano trovare in qualsiasi osteria di campagna quelle stalle erano di dimensioni enormi con muri spessi e tetti rinforzati. Dovevano resistere alla forza distruttiva del più potente e pericoloso drago che si potesse concepire, perchè proprio per quelle creature erano costruite.
Avvicinandomi intravvidi Layla fin da distante. Aveva ai suoi piedi due enormi selle di cuoio, una finemente lavorata con dettagli in argento e acciaio lucidato, l'altra aveva un aspetto decisamente più logoro e consunto.
- Buongiorno. Immagino che siano stati costretti a farmi addestrare da te.. - dissi accennando un sorriso. Sapevo che per Layla quella situazione era molto dura, più che per qualsiasi altro in tutta l'accademia, ma speravo che quello che era successo non avesse influito sul suo carattere e sull'astio, ampiamente contraccambiato, che scorreva tra lei e i piani alti dell'Accademia, gli stessi che avevano voluto la guerra.