Pg: Sorhan Meeblade
Legenda:
narrato
parlato
pensato
*Ricordi*
"scritto"
Ps. La poesia fa schifo me ne rendo conto, ma era ispirata ai versi dell' Iliade (composta appunto durante l'ora di Epica xD), però ci ho provato a tenere la rima xD
Erano passati due mesi e quella folle impresa continuava. Lentamente e consapevoli delle insidie e dei pericoli che aumentavano, avanzavamo senza mai fermarci e riposarci. Gli allenamenti erano faticosi, le punizioni severe e i viveri troppo pochi. Grazie a Hisha e ad Edward le reclute più giovani e inesperti avevano fatto dei passi da giganti in avanti. L'accademia sembrava uno scherzo della natura rispetto a tutta l'attività dell'accampamento: giorno e notte, il lavoro non finiva mai. Dovevo ammettere che tutto quello che sapevo fare l'avevo imparato lì, fra le tende modeste e la dura terra. Personalmente avevo imparato a conoscere le potenzialità e i difetti dei pugnali, sia per il corpo a corpo sia per i lanci, curare i veleni principali e impugnare in modo elementare una spada. La netta impressione di averla tenuta in mano, non affievoliva mai la magnifica sensazione che avevo provato. Avevo persino evocato la magia Sonno, frequentando assiduamente le lezioni di Selene nell'infermeria.
Già quando eravamo partiti e si era diffusa nella Terra del Sole la notizia della partenza era sempre esistita una tensione che si cercava di sdrammatizzare con battute futili e minimizzando la situazione. Eppure questa si stava schiacciando contro di noi con forza e non potevamo più ignorare la realtà: eravamo in guerra e si stava sferrando l'attacco finale! La paura esplose con un grande boato e si poteva leggere uno smarrimento negli occhi delle reclute da scoraggiare chiunque. Cercavo di farmi coraggio guardando quelli che mi sembravano più sicuri: il generale ed Hisha. Coloro che conoscevo ed erano i miei maestri, i miei punti di riferimento. Come dei veri leader erano molto attivi e con il loro comportamento incoraggiavano le truppe. Da quello che avevo sentito era stato già tentato, anni fa, un assalto contro la Rocca e il tentativo era finito miseramente, con numerosissimi morti e pochi superstiti. Come volevo io, piccola com'ero resistere a quella valanga di morte e distruzione? Non ne avevo la più pallida idea e cercavo di incoraggiarmi e di restare lucida. Eppure era più forte di me, vedendo un volto pallido e senza speranze cadevo nello sconforto. Almeno avevo ucciso e questo non mi avrebbe spaventato più di tanto, al momento della battaglia. Eppure mi terrorizzava alquanto spaccare il cranio ai miei nemici.
E' una responsabilità che già sapevi che dovevi affrontare... quando hai accettato di diventare una guerriera!Avevamo finito il nostro allenamento serale e Hisha era stata molto sbrigativa parlando dell'indomani spiegandoci solo come dovevamo indossare l'armatura che ci avrebbero assegnato, ma rassicurandoci che ci avrebbe aiutati. Meglio così, non avevo mica capito tanto! Andai a mangiare il misero pasto alla mensa, dopo aver servito gli altri soldati. Non c'era il minimo bisbiglio e tutti si cibavano con lentezza e in religioso silenzio. Non potevo guardarli, dovevo essere forte ed andare avanti... ma come potevo con quelli più grandi ed esperti di me che ti guardavano con tanta pena? Mangiai velocemente e uscii dalla tenda, quasi scappando da quel luogo. Non ci riuscivo proprio a stare in loro compagnia. Tutti avevano paura di morire ma tu che eri più giovane che dovevi fare con i loro sguardi? Suicidarti forse? Che diamine. Ero nervosa me ne accorgevo anche da come pensavo e come reagivo. Sbuffai e prima di andare a dormire mi andai a sedere su un sasso, isolata da tutti gli altri. Dovevo riflettere, sul mio passato e sul futuro... se ci sarebbe stato.
Basta!BASTA! Non ne posso più mi scoppia la testa con tutto questo pessimismo! Non ne posso più! Le tempie mi stavano letteralmente scoppiando. Se tutte le notti prima della battaglia erano così, i guerrieri dovevano avere un bel po' di nervi robusti che io non avevo! Iniziai a respirare lentamente e concentrandomi solo su di esso. Avevo solo la consapevolezza che il diaframma si gonfiava e si svuotava, ripetutamente e senza alcuna fretta. Sentii le ansie dissolversi per un attimo e incominciai a pensare già con più razionalità.
Nella mente si formavano tutti i motivi per cui avevo preso la decisione di diventare una guerriera. Ero scappata dalle miniere al confine della terre delle Rocce, dove ero stata deportata dalla Terra del Fuoco. Avevo imparato tutto su quel metallo che però mi aveva fatto tanto dannare nelle viscere della terra! Volevo liberare tutto il mondo emerso. Ma era una consapevolezza che avevo rettificato nel corso della guerra: se combattiamo contro qualcuno vuol dire che non tutti hanno la stessa opinione e quindi non combattevo più per il mondo emerso. Poi io non conoscevo quasi nessuno di questo mondo. Quindi per cosa combattevo? Per le anime innocenti che non avevano il diritto di essere uccise con tanta brutalità e violenza. Non le conoscevo e nessuno è perfetto ma... sapevo che esistevano come i miei genitori dopotutto. Poi nella tendopoli avevo conosciuto tanta gente per cui valeva combattere: i miei stessi compagni Dakan, Barod, Doran, El, Neima. La ninfa non sapevo dove fosse finita ma dovunque fosse andata mi sarebbe restata forgiata nel cuore la sua amicizia e la sua innocenza.
Si io combatto per loro!. Mi alzai di scatto con i pungi serrati e rivolti verso il cielo. Gli occhi erano infiammati di determinazione e consapevolezza di quello che facevo e avrei fatto. La luna mi illuminava il viso e mi faceva credere che anche nei più oscuri meandri del mondo una luce esisteva e che ci avrebbe sempre accompagnati. Tutto il mio passato iniziò a scorrere velocemente nel mio cervello e anche i piccoli fallimenti erano state delle anticamere di grandissime vittorie. Infine lanciai il mio giuramento al firmamento stellato
Non so se resisterò o soccomberò domani. Quello che so è che farò tutto il possibile, fino all'ultimo respiro, di rimanere in piedi e combattere per i miei amici e tutti gli innocenti! Niente mi fermerà... Isal verrò a prenderti! Quasi piangendo per l'imbarazzo mi calmai e lasciandomi abbracciare dalla calma me ne tornai mesta nel dormitorio. Con un nuovo spirito e obiettivo! Volevo prendere il mio diario che avevo iniziato ma era incompleto, poichè durante tutti i giorni prima della battaglia lo avevo lasciato a marcire nel mio piccolo bagaglio, quel paesaggio notturno mi suggeriva una poesia. Presi i fogli logori e ritornai sul masso. Non avevo mai scritto una poesia, ma volevo tentare. Non mi costava niente dopotutto! Al massimo sarei vissuta nella mente della gente come colei dell'anonimo della guerra. Ridacchiai quasi rincretinita e i miei occhi incrociarono la rocca che si scorgeva in lontananza. Era nera e costruita con quella pietra che mi aveva tenuto rinchiusa e prigioniera del Tiranno.
Maledetto ti ho aiutato a costruire quel COSO, sta sicuro che aiuterò anche in minima parte a strappartela via! Quel metallo è costato vite e sangue di ragazzi e gnomi come me. La guardai quasi con odio poi mi rimproverai per il mio sentimento. Infine scrissi con una calligrafia chiara e precisa
"
Oh guerra infinita
perchè distruggi
le vite innocenti
e fai piangere i guerrieri che le guardano giacenti
sui duri suoli
della mischia
Oh guerra infinita
perchè infliggi i dolori
sui poveri superstiti
che doloranti e sconfitti
gli inanimati corpi
van raccogliendo e una lenta litania si alza
Oh guerra, continua lotta
che gli animi disperi
perchè tanti smarrimenti
negli occhi imploranti
degli inesperti guerrieri
che tanto si dispera la mente mia?
Oh guerra,continua lotta
perchè il Tiranno vuole la distruzione
dei popoli e dei mezzelfi tutti?
e ora che li ha distrutti
quali sono i suoi obiettivi?
e ora mi dispero per i desideri del despota."
LUNGA VITA ALLE TERRE LIBERE!
Lessi velocemente i righi, come primo tentativo non era male. Sorrisi soddisfatta e chiusi i fogli, sigillando i versi al bagliore lunare.
E'ora di andare a dormire. Guardai con rammarico per l'ultima volta la piana e mi incamminai verso il dormitorio con passo rapido.
Ecco dove mi aveva condotta tutta la mia perspicacia e costanza. Eppure la notte non fu neanche tranquilla. Cercavo di rimanere tranquilla ma la nuova mentalità non bastò. Ero destinata a passare una notte in bianco. Allora cercai di consolarmi pensando
Almeno non sognerò scene di guerre, morte o altro. Mi immobilizzai, cavoli non ci avevo pensato! Mi portai le braccia dietro la testa e rabbrividivo ogni volta che pensavo a un' episodio uno ancora più cruento dell'altro. Come potevo essere preparata a quello spettacolo, quel frastuono e alla paura? Tutto lì si decideva in un nano secondo e se non si esibiva un affondo al momento cruciale ci rimanevi secco. Mentalmente ripassai tutte le lezioni e mi impartii che prima di tutto dovevo possedere almeno un arma e non farmi distrarre da niente e da nessuno. Probabilmente sarei stata così impegnata che non avrei pensato neanche alla paura e al dolore di una ferita. Intorno a me, intanto, sentivo un continuo fruscio di corpi e mugolii lamentosi, anche i miei compagni non prendevano sonno e si lamentavano, bofonchiando fra le coperte leggere. Sospirai piano, avrei fatto di tutti per aiutare gli altri a superare quell'ostacolo: poichè vedendoli positivi anche io avrei trovato un motivo in più per riuscire nell'impresa. All'improvviso una macchia scura si andò allargando nella mia coscienza, fino ad abbracciarla tutta. Le membra erano pesanti e sonnecchiai per qualche ora.
Come un sesto senso sobbalzai e mi misi a sedere. Avevo sognato qualcosa di terribile, eppure non me lo ricordavo. Ne avevo soltanto una leggera percezione. Non mi soffermai più di tanto a ricordare che cosa la mia incoscienza aveva prodotto. Mi distesi e socchiusi le palpebre. Ma un ringhio improvviso mi scosse. Era forte,determinato ma anche terribile e spaventoso. Subito dopo un altro verso gli fece eco, altrettanto forte ma non così temibile. Infine si alzò un vero coro che fece scuotere tutto l'accampamento. Un pensiero istintivo e ancora dettato dal sonno mi suggerì
I draghi... Non avevo ancora avuto l'occasione di guardare quelle creature mitiche e misteriose. Erano sicuramente affascinanti ma anche spaventosi e agguerriti.
Hanno capito anche loro la situazione... con una potenza simile, come possiamo perdere? La determinazione è madre di tutte le vittorie eppure.... eppure il Tiranno ha qualcosa di ancora più terribile che ti mette solo paura ma non rispetto e libero arbitrio. Origliai ancora un po' il campo e sentendolo silenzioso, tranne il russare di una ragazza, mi assopii.
Feci una notte molto particolare: mi alzavo di soprassalto anche pochi minuti per addormentarmi subito dopo. Prima dell'alba mi svegliai e decisi che sarei andata un po' fuori a prendere un po' d'aria fresca. Tutte le reclute ancora non si erano alzate quindi era ancora presto. Uscii sulla punta dei piedi e con il passo felpato, riuscii a non svegliare nessuno. Mi sembravano dei sassi, non delle persone! Il sole non era ancora sorto anche se si iniziava a vedere una lieve illuminazione. Volevo assistere alla nuova alba, fino all'ultimo istante. Rappresentava un nuovo inizio, la vita... volevo godermi quel momento per poter dire " sono morta vedendo questa meraviglia e mi rallegrerà per sempre". Ogni istante la posizione dell'astro splendente faceva cambiare le sfumature delle nuvole facendole assumere luci arancioni e rosa pesca. Erano meravigliosi e sembravano così soffici, dove avrei riposato per sempre...
Ancora con questa storia? Ma sei una testaccia di coccio! Te la spaccherai da sola la testa, non hai bisogno di nemici come il Tiranno. Scrollai le spalle e guardando soltanto il firmamento e la lenta ascesa del sole cercavo di rilassarmi, di non pensare a niente. In un certo senso ci riuscii, troppo incantata dalla bellezza della natura, chi avrebbe potuto cambiarla e distruggerla? Ripresi i miei versi e rileggendoli, mi sembravano così significativi e belli. Alla fine con la mano tremante "firmai" la poesia con le seguenti parole
" Anonima dell'esercito delle Terre LibereProprio come volevo essere ricordata, almeno per ora. Non ero brava e molti altri più capaci di me erano morti. Visto che non avevo fatto niente di utile, fino adesso, mi sembrava più che sufficiente firmare così la poesia. Perchè almeno ci avevo provato e facevi parte delle Terre libere.Era una cosa che mi apparteneva e mi aveva aiutato a sfogarmi di tutto quello che avevo pensato. Eppure non mi andava di tenerla rinchiusa nella mia tenda che sarebbe stata devastata dalla furia della guerra. Volevo lasciarla a qualcuno, perchè leggendo i miei versi, anche se fossi morta mi avrebbe pensato. Non avevo nessuno di così stretto e così fui costretta di tenerla per me.Vedendo l'agitazione nel campo, constati che era il momento di prepararsi. Scoccai uno sguardo verso il sole e mi avviai verso il raduno. Molti ragazzi erano già lì, ma non ero sicuramente in ritardo. Vidi Hisha che ci rispiegò il funzionamento della giubba e ci invitò ad andarla ad indossare.
Seguii subito il suo ordine, mettendomi in fila per ricevere "l'armatura". Da quello che avevo visto non era niente di imponente ed essendo la prima volta, non ci avrebbe sicuramente dato fastidio. Mi chiedevo però se sarebbe servito a qualcosa contro dei colpi forti. Mi consegnarono una giubba di cuoio e dei pugnali. Ritornando e cercando il mio posto nella mischia ricordai tutte le potenzialità di quel arma. Erano delle armi piccole e inutili contro le lance e aste lunghe tranne se si lanciavano. Utili per il corpo a corpo... ma in guerra il corpo a corpo si effettuavano raramente, anche perchè uno da dietro poteva sempre ucciderti alle spalle.
E' proprio vero che il tuo migliore amico può diventare il tuo peggior nemico... Riflettendo sul da farsi mi posizionai nelle retrovie, che mi erano state indicate. Niente di pericoloso... non come le prime posizioni. Mi sorpresi della magnificenza e il timore che mi incutevano il Cavaliere Edward in groppa al suo drago. Era la prima volta che lo vedevo con l'armatura a completo. Scintillante, che ti metteva soggezione e rispetto soltanto a guardarle. Hisha era fra le prime file, e non riuscii a scorgere gli altri. Spaziando lo sguardo si potevano scorgere le guglie della rocca e l'esercito di difesa. Ancora non potevo individuare i pericoli e i mostri degli avversari, meglio così. Li avrei visti a tempo debito. Tutti ci stavamo posizionando e aspettavamo alcuni con impazienza, altri con timore, le parole del Generale che avrebbero dato il via alla battaglia.
Buona fortuna a tutti.
Edited by Atena98 - 29/11/2012, 20:05